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"Nuovo cinema Garibaldi a Tortolì" |
Intervista a Franco Muceli
Il cinema è arte, espressione che ha interloquito profondamente con la società, che ha plasmato l’immaginario da più di un secolo, luogo di incontro e socializzazione, divertimento e riflessione critica contemporaneamente.
Anche oggi, nonostante gli spettatori, al dicembre 2017, siano in calo (secondo i dati Anica e Anec), all’alba di nuove trasformazioni e di nuove sfide, non si può non riconoscere che il luogo chiamato cinema sia sempre un luogo intimamente culturale, formativo, di crescita. Ma è anche un’impresa commerciale in tutti i sensi; e una parte non indifferente di tale impresa è data dall’esercizio della sale cinematografiche.
Tortolì ha la fortuna, oggi piuttosto rara
nei centri periferici, di ospitare una di queste sale, “Il Nuovo Cinema Garibaldi”. Parlo di
fortuna perché in Sardegna, ma anche in altri centri d’Italia, a parte le
grandi città, i “Cinema” rimasti in piedi sono davvero pochi. In provincia di
Nuoro e Ogliastra, per esempio, sopravvivono solo quelle di Nuoro e, appunto,
di Tortolì.
Non è facile, infatti, gestire una sala
cinematografica, soprattutto se si pensa alla grande concorrenza delle
televisioni e dei media in genere, compresa la grande pirateria oggi permessa dalla rete.
Di tutto ciò ne parliamo con Franco
Muceli, proprietario e factotum del
nostro Cinema. Lo incontro prima dell’inizio dello spettacolo serale,
nell’atrio del “Nuovo Garibaldi”
“La nascita del cinema di Tortolì si
colloca in un periodo storico certamente
non facile - ci racconta - : esattamente nel 1942 nacque l’idea del primo
progetto con mio padre Luigino. Allora si proiettava all’aperto (l’Arena),
sempre nel luogo in cui ci troviamo ora, in corso Umberto”.
E la sua nascita, di fatto, è stata un
gesto di coraggio misto ad avventura, come si conviene, del resto, a chi
mastica quest’arte. In Italia, nei primi decenni del secolo, subito dopo
l’invenzione dei fratelli Lumière a fine Ottocento, c’era stata “l’epopea del
cinema ambulante” (come la chiama lo storico G. P. Brunetta), che ha solo
sfiorato la Sardegna; poi le proiezioni si sono spostate in uno spazio aperto fisso e determinato e
infine in luoghi chiusi.
Nel 1942, dunque, nasce l’Arena, il cinema
all’aperto e, pochissimi anni dopo, nel 1945, appena finita la guerra, il
Cinema vero e proprio, in uno spazio chiuso, denominato “Cinema Garibaldi”.
“In quei tempi - continua l’attuale
proprietario - era difficile superare tutti gli ostacoli causati dal vivere e
operare in periferia, lontano dai centri di distribuzione. Ma tale situazione
non scoraggiò mio padre, che anzi portò avanti la sua impresa, e riuscì ad
offrire alla cittadinanza ogliastrina e tortoliese un prodotto cinematografico
di cui comunque si parlava a un livello più generale. Ricordo che c’erano
persone che per venire al cinema il sabato o la domenica, risparmiavano durante
la settimana i soldi per acquistare il biglietto (50 lire circa negli anni
Cinquanta/Sessanta)”.
L’orgoglio che traspare da queste parole
trova conferma nella constatazione che non tutti hanno avuto la capacità di
resistere, proprio per le mille
difficoltà: i cinema di Jerzu,
Barisardo, Lanusei, gli stessi Cinema Parrocchiali, una volta così diffusi, non
esistono più.
Franco Muceli ci racconta che la storia
del “Cinema Garibaldi” si può dividere in tre fasi storiche.
La prima, quella un po’ epica, è quella delle
origini; una fase che desta ancora simpatia, e anche nostalgia, nei ricordi di
chi l’ha vissuta, per il tipo di film che si proiettava, per la tecnologia che
si usava (immagini attraverso le lanterne a carboni), così impegnativa per gli
operatori cinematografici.
Poi c’è una seconda tappa da collocare nei
primi anni Settanta, con una gestione familiare del progetto, un rilancio del
prodotto: era iniziata anche in questo territorio la concorrenza televisiva; si
rinforzò la tecnologia del proiettore cinematografico, con la cosiddetta luce
ad arco, certamente più sicura della lanterne a carboni. In questa fare lo
stesso Franco collabora sempre più strettamente con la gestione e “impara il
mestiere”
“Dal 1994 comincia la terza fase, più moderna ed
efficace: ora l’immagine non presenta più alcun tremolio, e l’occhio non si
stanca; il suono, purissimo, è offerto attraverso la digitalizzazione” -
racconta il nostro interlocutore. Ma la “rivoluzione” è alta e profonda: oltre
la tecnologia, la sala è completamente rinnovata, studiata appositamente per lo
spettatore cinematografico. Per tutto ciò è stato necessario investire in modo
non lieve. “Ma era necessario” dice con convinzione Franco Muceli. I risultati
del nuovo corso sono testimoniati, tra l’altro, da una targhetta
orgogliosamente esposta all’ingresso del Cinema: si legge che la sala è stata
premiata dall’Associazione Philip Morris
Cinema, come riconoscimento del “rinnovato impegno imprenditoriale”. Lo
stesso intervistato, a tale proposito, vuole ricordare che il premio è stato
conferito proprio “per il coraggio di aver ristrutturato una sala
cinematografica in una zona cinematograficamente depressa”; poi, in aggiunta
significativa, vuole anche precisare che in quella stessa occasione fu premiato
il restauro di “Sciuscià”.
Ma il progetto non è mai fermo e oggi si
sta pensando di dotare il “Nuovo Cinema Garibaldi” di una sala di proiezione in
più. Una multisala di tre spazi (130, 58, 45 posti).
“Bisogna sempre guardare avanti - conclude
il nostro interlocutore - senza dimenticare il coraggio e l’entusiasmo di una
volta; anche perché lo spettatore di oggi è più consapevole e in molti casi è
giovane, preparato e quindi destinatario di
precise e selezionate scelte cinematografiche”.
L’intervista è finita, con molte cose ancora
da raccontare. Ma entrano in sala i primi spettatori.
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