sabato 24 marzo 2018

Cinema in Ogliastra (1)

"Nuovo cinema Garibaldi a Tortolì"

Intervista a Franco Muceli

     Il cinema è arte, espressione che ha interloquito profondamente con la società, che ha plasmato l’immaginario da più di un secolo, luogo di incontro e socializzazione, divertimento e riflessione critica contemporaneamente.

     Anche oggi, nonostante gli spettatori, al dicembre 2017, siano in calo (secondo i dati Anica e Anec), all’alba di nuove trasformazioni e di nuove sfide, non si può non riconoscere che il luogo chiamato cinema sia sempre un luogo intimamente culturale, formativo, di crescita.  Ma è anche un’impresa commerciale in tutti i sensi; e una parte non indifferente di tale impresa è data dall’esercizio della sale cinematografiche.

     Tortolì ha la fortuna, oggi piuttosto rara nei centri periferici, di ospitare una di queste sale, “Il Nuovo Cinema Garibaldi”. Parlo di fortuna perché in Sardegna, ma anche in altri centri d’Italia, a parte le grandi città, i “Cinema” rimasti in piedi sono davvero pochi. In provincia di Nuoro e Ogliastra, per esempio, sopravvivono solo quelle di Nuoro e, appunto, di Tortolì.
     Non è facile, infatti, gestire una sala cinematografica, soprattutto se si pensa alla grande concorrenza delle televisioni e dei media in genere, compresa la grande pirateria oggi permessa dalla rete.
     Di tutto ciò ne parliamo con Franco Muceli, proprietario e factotum del nostro Cinema. Lo incontro prima dell’inizio dello spettacolo serale, nell’atrio del “Nuovo Garibaldi”
     “La nascita del cinema di Tortolì si colloca  in un periodo storico certamente non facile - ci racconta - : esattamente nel 1942 nacque l’idea del primo progetto con mio padre Luigino. Allora si proiettava all’aperto (l’Arena), sempre nel luogo in cui ci troviamo ora, in corso Umberto”.
     E la sua nascita, di fatto, è stata un gesto di coraggio misto ad avventura, come si conviene, del resto, a chi mastica quest’arte. In Italia, nei primi decenni del secolo, subito dopo l’invenzione dei fratelli Lumière a fine Ottocento, c’era stata “l’epopea del cinema ambulante” (come la chiama lo storico G. P. Brunetta), che ha solo sfiorato la Sardegna; poi le proiezioni si sono spostate  in uno spazio aperto fisso e determinato e infine in luoghi chiusi.
     Nel 1942, dunque, nasce l’Arena, il cinema all’aperto e, pochissimi anni dopo, nel 1945, appena finita la guerra, il Cinema vero e proprio, in uno spazio chiuso, denominato “Cinema Garibaldi”.
     “In quei tempi - continua l’attuale proprietario - era difficile superare tutti gli ostacoli causati dal vivere e operare in periferia, lontano dai centri di distribuzione. Ma tale situazione non scoraggiò mio padre, che anzi portò avanti la sua impresa, e riuscì ad offrire alla cittadinanza ogliastrina e tortoliese un prodotto cinematografico di cui comunque si parlava a un livello più generale. Ricordo che c’erano persone che per venire al cinema il sabato o la domenica, risparmiavano durante la settimana i soldi per acquistare il biglietto (50 lire circa negli anni Cinquanta/Sessanta)”.
     L’orgoglio che traspare da queste parole trova conferma nella constatazione che non tutti hanno avuto la capacità di resistere, proprio per  le mille difficoltà: i cinema di Jerzu, Barisardo, Lanusei, gli stessi Cinema Parrocchiali, una volta così diffusi, non esistono più.
     Franco Muceli ci racconta che la storia del “Cinema Garibaldi” si può dividere in tre fasi storiche.
      La prima, quella un po’ epica, è quella delle origini; una fase che desta ancora simpatia, e anche nostalgia, nei ricordi di chi l’ha vissuta, per il tipo di film che si proiettava, per la tecnologia che si usava (immagini attraverso le lanterne a carboni), così impegnativa per gli operatori cinematografici.
    Poi c’è una seconda tappa da collocare nei primi anni Settanta, con una gestione familiare del progetto, un rilancio del prodotto: era iniziata anche in questo territorio la concorrenza televisiva; si rinforzò la tecnologia del proiettore cinematografico, con la cosiddetta luce ad arco, certamente più sicura della lanterne a carboni. In questa fare lo stesso Franco collabora sempre più strettamente con la gestione e “impara il mestiere”
     “Dal 1994 comincia la terza fase, più moderna ed efficace: ora l’immagine non presenta più alcun tremolio, e l’occhio non si stanca; il suono, purissimo, è offerto attraverso la digitalizzazione” - racconta il nostro interlocutore. Ma la “rivoluzione” è alta e profonda: oltre la tecnologia, la sala è completamente rinnovata, studiata appositamente per lo spettatore cinematografico. Per tutto ciò è stato necessario investire in modo non lieve. “Ma era necessario” dice con convinzione Franco Muceli. I risultati del nuovo corso sono testimoniati, tra l’altro, da una targhetta orgogliosamente esposta all’ingresso del Cinema: si legge che la sala è stata premiata dall’Associazione Philip Morris Cinema, come riconoscimento del “rinnovato impegno imprenditoriale”. Lo stesso intervistato, a tale proposito, vuole ricordare che il premio è stato conferito proprio “per il coraggio di aver ristrutturato una sala cinematografica in una zona cinematograficamente depressa”; poi, in aggiunta significativa, vuole anche precisare che in quella stessa occasione fu premiato il restauro di “Sciuscià”.
    Ma il progetto non è mai fermo e oggi si sta pensando di dotare il “Nuovo Cinema Garibaldi” di una sala di proiezione in più. Una multisala di tre spazi (130, 58, 45 posti).
     “Bisogna sempre guardare avanti - conclude il nostro interlocutore - senza dimenticare il coraggio e l’entusiasmo di una volta; anche perché lo spettatore di oggi è più consapevole e in molti casi è giovane, preparato e quindi destinatario di  precise e selezionate scelte cinematografiche”.
     L’intervista è finita, con molte cose ancora da raccontare. Ma entrano in sala i primi spettatori.

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